Culturificio
pubblicato 10 anni fa in Cinema e serie tv

La luce rossa della salvezza

La drammatica tensione tra destino e speranza raccontata da Kieslowski

La luce rossa della salvezza

Che cos’è poi il destino?
Qualcosa di puntuale e approssimativo allo stesso tempo che determina il percorso intrepido e complicato della nostra vita, qualcosa di immutabile, come prestabilito, al quale non si può sfuggire o forse solo una scelta alla quale si è liberi o no di rinunciare.
Il destino tuttavia non è mai anonimo, anzi spesso si veste dei panni di una persona qualunque, che piomba nella nostra vita così improvvisamente senza un perché definito, lasciando un segno indelebile nonostante il tempo nemico scorra ostinato.

È il 1994 quando il regista polacco Krzyisztof Kiéslowski completa la sua trilogia “Tre colori: blu, bianco, rosso”, dedicati alla bandiera francese e rispettivamente ai principi di Liberté, Égalité, Fraternité.
Nella pellicola “Rosso”, che rappresenta la summa del progetto e, fatalmente, anche dell’intera produzione artistica del regista, il destino è vestito dei panni di un anziano e cinico giudice in pensione.
Sullo sfondo di un’affascinante Ginevra questi si ritrova lungo la stessa strada di una giovane modella, Valentine, che appare come una ragazza notevolmente sensibile e dall’animo altrettanto tormentato.
Tra i due comincia un misterioso e quasi indefinibile rapporto basato su incontri e scontri, sul mettersi alla prova a vicenda, in una serie continua di discussioni e riflessioni riguardo temi essenziali quali la giustizia, la verità, l’etica e il rosso amore. Rosso come quell’invisibile filo che lega le vite delle persone, rendendole al tempo stesso protagoniste e comparse nelle vite altrui.

La luce rossa della salvezza
La drammatica tensione tra destino e speranza raccontata da Kieslowski
Rosso come lo sfondo del cartellone pubblicitario su cui compare l’espressione delicata e afflitta di Valentine, dalla quale traspare una cupa malinconia, mista alla paura per un futuro che vede nebbioso e offuscato davanti a sè. Quell’espressione, la stessa che domina la scena finale del film, a prima vista così tormentata e piena d’angoscia, nasconde in realtà una sottile speranza verso la ricerca interiore di qualcosa che presto sconvolgerà la sua realtà, facendole conoscere così la vera << freschezza di vivere >>. Il giudice saprà a suo modo indicarle la strada da intraprendere e darle fiducia, e sul finale, grazie ancora ad un incredibile colpo del destino, la modella troverà finalmente l’amore in un intenso gioco di casualità, richiami e coincidenze.

Con questo suo ultimo e straordinario lavoro, sui temi della fratellanza e della solidarietà, Kieslowsky non ci fornisce delle risposte, al contrario ci pone delle ferme e ampie domande sulla vita, sulla morale umana e in particolare sui sentimenti. C’è sempre giustizia nell’amore? Spesso si continua ad amare nonostante si venga traditi, come ci mostrano i protagonisti, ma nessuno può decidere se questo sia giusto o sbagliato. Possiamo solo lasciarci guidare dal nostro cuore o, come ci vuol insegnare Kieslowsky, semplicemente dal destino.

 

Articolo di Simona Dominici