Culturificio
pubblicato 4 anni fa in Recensioni

Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria

Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria

Come sosteneva Goethe, il coraggio ha in sé una radice di genio, potere, magia. La magia della poesia è il potere della parola, un potere che sicuramente non cambierà il mondo, ma che aiuterà ognuno di noi a riflettere e, dunque, a cambiare il nostro modo di vedere e affrontare il mondo. Per confrontarci con ciò che stiamo attualmente vivendo, l’emergenza covid-19 e tutte le sue conseguenze, la poesia è uno scudo, un rimedio non da poco.

La lettura è un potente antidoto: la cultura può preservarci. Ed è per questo che molti editori non solo hanno permesso la fruizione gratuita di e-book del loro catalogo, durante la prima fase della quarantena, ma hanno anche cercato di raccogliere scritti sull’attualità che ci preme sulle spalle e sul petto. In questo frangente si inscrive il progetto della raccolta di poesie – pubblicata grazie al sostegno del progetto CULTURA 4.0 di SEF (Sviluppo Efficienza Finanza) – a cura del ferrarese Matteo Bianchi, Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria (Samuele Editore): ora in formato e-book, sarà disponibile anche in formato cartaceo a partire da giugno 2020.

La metà dei proventi ricavati dalla vendita del volume sarà devoluta in beneficenza per rispondere all’emergenza sanitaria, offrendo alla nostra comunità un aiuto concreto.

La raccolta si configura come una presa di coscienza, ogni testo è responsabile nel perseguire un obiettivo preciso, quello di far aderire la percezione alla realtà, poiché la scrittura è un atto di comprensione che sfrutta un canale prezioso: la cultura.

Essa può trasformarsi in un cannocchiale per esplorare il contesto socio-culturale attuale e fare tesoro dell’esperienza privata e collettiva, spingendosi oltre l’asteroide della cronaca o, meglio, dell’instant-poetry e dell’immediatezza di quest’ultima, per atterrare sul pianeta della concretezza, della pausa e della riflessione. Un metodo che esige dialogo, assetato com’è di collezionare fonti per quelle che un giorno diverranno memoria: ecco perché la raccolta ha una struttura dialogica e l’osmosi avviene tra curatore e autori.

I poeti antologizzati sono ben trentacinque (di cui alcuni fra i maggiori poeti contemporanei): Alessandro Agostinelli, Erminio Alberti, Lucianna Argentino, Franco Arminio, Alberto Bertoni, Maria Borio, Franco Buffoni, Anna Maria Carpi, Valentina Colonna, Flaminia Cruciani, Maurizio Cucchi, Francesco Forlani, Tiziano Fratus, Giovanna Frene, Tommaso Giartosio, Fabrizio Lombardo, Franca Mancinelli, Gerardo Masuccio, Stella N’Djoku, Roberto Pazzi, Umberto Piersanti, Giancarlo Pontiggia, Rossella Pretto, Eleonora Rimolo, Valentino Ronchi, Federico Rossignoli, Paolo Ruffilli, Anna Ruotolo, Gabrielle Sica, Stefano Simoncelli, Tiziano Scarpa, Luigia Sorrentino, Mary Barbara Tolusso, Mariagiorgia Ulbar, Gian Mario Villalta. 

È un libro che non si presta ad essere un’effimera chiacchierata a distanza sulla quarantena o sul Coronavirus, ma si presenta come uno scambio di percezioni che riguardano più a fondo il distanziamento sociale, l’isolamento e le prospettive di crisi che investono non solo il nostro Paese, ma l’intero mondo. Il tutto senza praticare l’estetizzazione del dolore né operare una strumentalizzazione della poesia: la poesia è analisi, è genio creativo, è magia; ci preserva dal dolore, anestetizzandolo. Infatti, Matteo Bianchi scrive nell’introduzione che «la letteratura rimane una questione di vita o di morte e in tempo di crisi ha sempre anticipato la cura: Antonio e Cleopatra, Re Lear e Macbeth furono le opere che Shakespeare compose durante la quarantena dovuta all’esplosione della peste bubbonica». E ancora: «L’unico scrittore moderno che forse ha affrontato un avversario subdolo a tal punto è Kafka: un’ansia incombente, soffocante ma indefinibile, che grava sullo sterno. […] Il nostro è stato un appello alla costruzione di una testimonianza storica, oltre che sociale. […] Possa quindi, ciò che ci spaventa e ci affligge, renderci migliori».

Non a caso è stato posto in esergo alla raccolta un testo di Pieraldo Marasi: «D’accordo: non vale niente. / È meno del fumo / assai meno del vino. / Ma uno non può morire / senza un briciolo di poesia». La poesia è uno strumento, come la cultura, che ci permette di frugare il presente e sarebbe ingiusto andarsene senza leggerne almeno un po’. Non mancano punti di vista critici sull’attualità e a tal proposito si leggano i testi di Franco Arminio («prendiamoci il terrore e la letizia delle cose vere») e Mary Barbara Tolusso («tutti vogliono la verità. / La verità è una cosa indecente»).

Molte le voci sulla paura, sull’ansia, un grande giogo per l’animo del nostro secolo. Ad esempio, Paolo Ruffilli si ritira nel confessionale del suo riflesso: «a luce spenta: / dico che niente / proprio mi spaventa, / ma in fondo al cuore / conosco la paura». C’è anche chi, come Alberto Bertoni, allestisce una sorta di testamento poetico, in balia della paura e della consapevolezza o chi, come Maurizio Cucchi, intuisce la gravità di un contagio della paura: «uno spettacolo / fra teatro dell’assurdo e vuoto».

Toccanti davvero, infine, i versi di Franca Mancinelli («sporgiamo il capo come fiori / recisi dalla nascita / tra i rami dei polmoni / si sono posati i corvi») e Maria Borio («Pensarsi è unirsi – mentre la notte e il giorno / hanno un unico colore, e impariamo a pensarci, / e un bene, come mai, nuovo»). 

di Vernalda Di Tanna