Giulia Mattioni
pubblicato 8 anni fa in Arte

Henri Matisse

“La gioia di vivere” e il colore rivoluzionario di Matisse

Henri Matisse

Io sogno un’arte equilibrata, pura, tranquilla, senza soggetto inquietante o preoccupante, che sia per ogni lavoratore intellettuale, per l’uomo d’affari come per l’artista di lettere, un lenitivo, un calmante celebrale, qualcosa di analogo a una buona poltrona che lo riposi dalle sue fatiche fisiche

Le agitazioni esteriori, il rumore, il caos, l’inquietudine non sembrano aver mai turbato la sua compostezza, né reso più elettrica la sua figura calma. Proprio lui, che con la sua pittura rivoluzionaria diede avvio al linguaggio pittorico dell’avanguardia espressionista, che paradossalmente è caratterizzato da tutti quei tormenti e vuoti esistenziali che in Matisse mancavano. “Gioia di vivere” è il titolo di un suo celebre quadro, il quale segna l’inizio del suo nuovo stile pittorico, ma potrebbe andare bene come sottotitolo per la maggior parte delle sue tele.

Ritratto di Matisse - Andre Derain

Ritratto di Matisse – Andre Derain

La coscienza di fare della nuova pittura non manca, ma è meno forte della coscienza di fare della buona pittura. Matisse si inoltra molto presto nell’universo espressivo e non conosce mai vere e proprie crisi tanto meno sbandamenti. La sua è una ricerca pittorica che punta alla percezione, alla sensorialità, non si avvale di una resa naturalistica della realtà, ma rielabora ciò che vede, un universo popolato dal colore, dalle linee sinuose e sintetiche in un clima di armonia e tranquillità. La sua natura positiva lo concentra sul lavoro di progressiva conquista di chiarezza e di libertà e lo distoglie dal confronto teorico e dal contrasto programmatico; insomma, non si preoccupa di affermare una sua teoria. Questo combattimento, che per molti è stato una forza e un limite, se l’è risparmiato. Il discorso teorico non ha bisogno di impostazioni preliminari ma nasce dal suo lavoro in atto.
Matisse ha intitolato non a caso il suo quadro “ Joie de vivre”. Qui, la ricerca impressionistica che aveva segnato la sua prima produzione, è oramai alle spalle. Ora il colore grida, s’irradia sulla grande tela. In ogni senso la violenza cede a una raggiunta armonia. Più che grida potremmo affermare che canti. Per quanto la scena scelta da Matisse appartenga ancora alla mitologia ottocentesca dell’eros boschereccio, tuttavia percepiamo un sorprendente clima di ozio e tranquillità, il tempo è come se si fosse fermato per lasciare assaporare meglio ai personaggi della composizione la gioia di vivere appunto.
Matisse libera progressivamente il colore da ogni servitù e perfino da ogni relazione dai corpi. Il suo è un colore sganciato da qualsiasi tradizionale concezione di colore, splende di luce propria. Ma non dobbiamo vedere in questa resa non naturalistica della realtà un’astrazione. Al contrario la realtà appare vivida, splendente, sensuale.
Ci sono due modi per esprimere le cose: mostrarle brutalmente, o evocarle con arte. Allontanandosi dalla rappresentazione reale del movimento si giunge a una maggiore bellezza e grandezza”. H.M
henri-matisse-i-pesci-rossiCiò che Matisse intende fare è rielaborare la realtà nella sua mente per offrircela pura e libera da ogni tipo di inquietudine o desolazione; un semplice “ Vaso con pesci” si dimostra capace di emanare gioia e serenità, in tutta la sua banalità. Ed è proprio questo il segreto di Matisse, rendere le cose più semplici piene di vita e degne di essere apprezzate in tutta la loro chiarezza.
Rimasto profondamente affascinato dalla scultura africana e dalle icone russe, Matisse elabora un linguaggio pittorico incredibilmente sintetico, ma capace di una forza espressiva dirompente, con poche linee sinuose riesce a caricare persone, oggetti e ambienti di vitalità. A tutto ciò va aggiunto il suo sapiente utilizzo del colore, puro, denso compatto. In tutto ciò il rapporto con la realtà non è mai interrotto, ma la pittura appare come “cosa mentale” nell’organizzazione stilistica di ricordi visivi.
Sicuramente con Matisse, la tendenza all’assoluto, all’essenzialità del colore e delle forme ha toccato uno dei punti più alti nel primo Novecento, ma soprattutto ha segnato una vera e propria “rivoluzione” del colore e delle sue potenzialità.