Jenny Bertoldo
pubblicato 5 anni fa in Altro \ Letteratura

“L’ingenuo”, Voltaire

tra critica e accettazione della società nel XVIII secolo

“L’ingenuo”, Voltaire

Pubblicato nel 1767, L’Ingenuo è un’opera di Voltaire spesso catalogata assieme a Candido, Zadig e Micromega come racconto filosofico, ma definibile anche apologo o satira. L’opera narra di un giovane Urone (così venivano chiamati gli Indiani del Canada) che grazie ad un bastimento inglese giunge un giorno in Bretagna, dove viene adottato dall’abate del posto e dalla sorella Mademoiselle de Kerkabon.

Il giovane viene chiamato “l’Ingenuo” poiché, privo di educazione, dice ingenuamente tutto ciò che gli passa per la mente, esprimendo tuttavia pensieri privi di pregiudizi, logici e spesso brillanti. I Kerkabon decidono di educarlo e battezzarlo, scegliendo come madrina la bella e virtuosa Mademoiselle de St. Yves, della quale l’Ingenuo si innamora perdutamente. Egli desidera dunque sposarla, ma quando viene a sapere che ciò non è consentito dalla religione cristiana, andato su tutte le furie, l’Ingenuo vuole recarsi direttamente dal Papa. Il padre di Mademoiselle de St.Yves, non vedendo alternative, la fa chiudere in un convento, che sarà però presto attaccato dall’esercito inglese: l’Ingenuo, per difendere la sua amata, sconfigge gli Inglesi, diventando un eroe per la popolazione locale. Egli si reca dunque a Parigi dal re per essere ricompensato, ma sul cammino incontra dei protestanti perseguitati dalla revoca dell’Editto di Nantes: l’Ingenuo condivide la loro causa, ignaro della presenza di una spia del re, che appena arrivato a corte lo fa arrestare.

Incarcerato alla Bastiglia con il giansenista Gordon, l’Ingenuo avrà qui occasione di formarsi veramente: sebbene la propria assenza di educazione, e anzi proprio grazie a questa, egli riesce a cogliere con ingenuità ma estrema saggezza gli aspetti più assurdi della società occidentale ed in particolar modo dell’intolleranza religiosa. Le risposte dell’Ingenuo lasceranno spesso basito Gordon, che nonostante la sua colta istruzione, non riesce a replicare alle intelligenti opinioni del suo compagno. Mademoiselle de St. Yves, a sua volta innamorata dell’Ingenuo, si reca a Parigi con lo scopo di farlo scarcerare: per riuscire nell’intento ella si appella al potente Monsieur de St. Pouange, il quale le chiede in cambio di diventare la sua amante. Disperata, combattuta fino all’ultimo, Mademoiselle de St. Yves cede infine pur di veder libero il suo amato. Finalmente riuniti, ella racconta all’Ingenuo ciò che ha dovuto subire, e nonostante lui per questo la ami ancora di più per il sacrificio sopportato, Mademoiselle, schiacciata da un senso di virtù e di dovere (morale e religioso) inevitabile, si condannerà ad un finale estremamente tragico, uno dei più drammatici tra le opere di Voltaire.

I personaggi del romanzo incarnano alcune delle questioni che l’autore si propone di trattare: l’Ingenuo si presenta con i tipici tratti del “buon selvaggio” (tema molto in voga nel XVIII secolo) e Voltaire lo rende esempio della semplice logica della legge naturale, in opposizione al rigore del pensiero positivo incarnato dall’abate di Kerkabon. Il contrasto tra legge naturale e positiva è infatti al centro dell’opera e oggetto di investigazione del pensiero di Voltaire. Infine Mademoiselle de St. Yves con la sua disciplina e le reazioni al comportamento dell’Urone (che più volte vuole esercitare su di lei quei comportamenti più “selvaggi” che Voltaire descrive con audace ironia) dimostra tutta la propria virtù: anch’esso valore che sarà presente e investigato in tutta l’opera.

La prima parte del romanzo in particolare è caratterizzata da scene fortemente ironiche ma al contempo riflessive. Dopo aver letto i testi sacri (su desiderio dei Kerkabon che ne vogliono fare un perfetto cristiano) al momento del battesimo, l’Ingenuo si rifiuta di farsi battezzare in chiesa, ma aspetta ore nel fiume, rifiutandosi di compiere il rito in maniera differente da quella descritta nel Nuovo Testamento. Ancora, quando Mademoiselle de St.Yves gli si promette in matrimonio, egli pretende di consumare subito un rapporto sessuale. Fermato dai Kerkabon (accorsi alle urla di Mademoiselle terrorizzata) e spiegatogli che non è possibile sposare la propria madrina, l’Ingenuo ribadisce di non averlo letto nei testi sacri. Attraverso queste scene Voltaire desidera introdurre già il lettore in un altro dei temi centrali del romanzo, ovvero la critica all’oscurantismo religioso. Questo aspetto sarà sottolineato in maniera più evidente durante i dialoghi tra l’Urone e il giansenista Gordon nella Bastiglia. Secondo il Giansenista tutto il male, essendo voluto da Dio, ha uno scopo. L’Ingenuo non si accontenta di questa logica, ed in particolare la morte finale della sua amata lo convincerà che spesso il male viene semplicemente per nuocere e non vi si può trovare una valida giustificazione.  Il percorso di educazione vissuto dall’Ingenuo lungo tutta l’opera lo rende quasi un romanzo di formazione. Sebbene con un tono di tolleranza e conciliazione che porta i personaggi a discutere in maniera costruttiva, l’investigazione tra natura e legge morale si conclude sempre con una giustificazione di quest’ultima. La stessa Mademoiselle de St. Yves sarà la dimostrazione del tragico risultato della messa in discussione di un valore morale, all’epoca fondamentale, come la virtù.

Il percorso di apprendimento nell’opera, anche se presente a diversi livelli e per diversi personaggi, si concentra nella figura dell’Ingenuo che si forma come uomo di società: all’interno del romanzo le tappe di educazione dell’Urone seguono lo schema “comportamento sbagliato, ribellione, riflessione o  discussione, comprensione dell’errore”. Attraverso l’ironia, la presa di distanza ed il contrasto (qualità che si incarnano nell’Ingenuo grazie alla sua assenza di educazione precostituita e basata su pregiudizi tipici della società occidentale del XVIII secolo), Voltaire può mostrare efficacemente ai lettori diverse “angolazioni” del proprio pensiero: la ridicolezza dell’applicazione della legge naturale ai principi occidentali, gli errori della stessa legge occidentale (in particolare per quanto riguarda l’intolleranza e l’oscurantismo della religione), la necessità per “l’uomo di ragione” di un apprendimento critico, che lo conduca a  comprendere l’importanza fondamentale della presenza di una legge sociale ma al contempo a criticarne gli aspetti più oscuri ed ingiusti.

Fonte dell’immagine