Culturificio
pubblicato 9 anni fa in Arte

Quanto vale Modì?

la pericolosa pratica di misurare l’arte coi soldi

Quanto vale Modì?

Il 9 novembre 2015 l’opera “Nu couché” di Amedeo Modigliani viene battuta all’asta per più di 170 milioni di dollari uK8STP6ed entra nell’estrema, forse insensata classifica delle spese più folli fatte per accaparrarsi un’opera; una competizione post mortem a cui partecipano tanti artisti, ovviamente i più grandi: Gauguin, – il cui quadro “When Will You Marry?” è stato venduto sempre quest’anno per 300 milioni di dollari – e poi Cézanne, Rothko, Rembrandt, Picasso, proprio Modì che ha sfondato per la prima volta il tetto dei 100 milioni, e Jackson Pollock, Willem de Kooning, Gustav Klimt, di nuovo Picasso e Van Gogh, che è appena uscito dalla “top ten”.
Qual è il valore di un’opera? Sicuramente non è una misura economica, l’arte non è in nessun luogo economia, perché i pittori, ma più in generale gli artisti, i geni, non hanno classe sociale, non hanno nazione di appartenenza, non sono cittadini in quanto consumatori né produttori di ricchezza – nel senso materiale del termine -, ma sono esemplari unici che portano in sé le parole, le forme o i tratti che smascherano gli angoli della coscienza umana più remoti e inspiegabili, e spesso fanno paura le loro rivelazioni, una paura intraducibile.
Modigliani era uno di quelli, è chiaro. Ma il suo valore qual è? Non intendo assolutamente minimizzarlo, ma ancor di più non intendo mitizzarlo come viene fatto con la quasi totalità degli artisti passati a miglior vita, creandone o sostenendone la “maledizione” solo affinché le sue verità – sì scandalose, sì sublimi e incomprensibili – assumano i tratti di oracoli religiosi ma solo col senno di poi, no: così è troppo facile.
Gli artisti sono pur sempre uomini, più sensibili, più capaci, ostracizzati e al tempo stesso così dentro alla società che soffrono, ma pur sempre, anch’essi, nient’altro che uomini.
imageModigliani ha vissuto in povertà ed è morto povero, come altri, tanti altri al suo tempo, ma egli ha conosciuto Picasso, Apollinaire, Andre Derain, Diego Rivera, le sue opere furono esposte al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne: privilegi non indifferenti, frutti del suo talento senza dubbio, della sua intimità col colore e con la tela, e non di una “maledizione” romanzata e artefatta.
Abbiamo smascherato un idolo? Credo di no, o meglio lo spero, perché non voglio pensare che sia la “maledizione” di Modigliani a valere 170 milioni di dollari, anche se nel 1984 lo scherzo delle teste false proprio di Modì stesso – scolpite addirittura con l’aiuto di un trapano Black & Dekker – ingannò tutti i critici e gli esperti.
Credo comunque che l’arte di Modigliani si possa accostare – cambiando accuratamente, per quanto possibile, unità di misura – a quei valori lì, quei valori irraggiungibili, impensabili, frutto di fantasticherie; perché una tela è un universo intangibile e inspiegabile, così affascinante che non ho paura di sentirci accostate le parole “170 milioni”, e non avrei timore o sdegno neanche per “400 miliardi”, semplicemente non so bene il perché.
Il 9 novembre 2015 Liu Yiqian, ex tassista ed ora magnate cinese li ha materializzati quei 170 milioni, e allo stesso liu-yiqian_416x416modo ha dato forma compiuta a un mistero, lo ha confinato in un numero, che era iperbolico, immaginario, come dire: “Tutto l’oro dell’universo!”, oppure “Tante monete quanti sono i granelli di sabbia nel mondo!”.
Ma non inganniamoci, non crediamoci, siamo umani e cerchiamo incessantemente la verità; e la inventiamo se essa è introvabile – a volte con successo, a volte con l’inganno -, ma tacendo sempre di comune accordo sull’evidenza che in realtà non abbiamo scoperto proprio niente.


 

Articolo a cura di Leonardo Passari