Gli etruschi e la condizione della donna
qual è il limite della libertà?
Quando pensiamo al ruolo della donna delle società arcaiche ci viene subito in mente l’immagine della donna come domestica, come curatrice del focolare domestico. A ben vedere questo ruolo viene ricoperto nella sua totalità dalla stragrande maggioranza delle donne di civiltà di gran prestigio come quella greco-romana, ma nel panorama storico-sociale-culturale che ci si presenta vi è un’eccezione che vale la pena di scoprire e di approfondire: è la condizione delle donne nella civiltà etrusca. Come era trattata la donna presso gli etruschi? E quali erano le sue mansioni principali? Sono questi, e molti altri, gli interrogativi ai quali cercheremo di dare risposta. Mi piace partire da una citazione dello storico Jean-Paul Thuillier, il quale riferisce che le donne etrusche sapevano
tenere a bada la folla di servi e domestici. Semplicemente, a differenza di Penelope e Andromaca, esse non si accontentavano di attendere pazientemente a casa il ritorno degli sposi, ma prendevano legittimamente parte a tutti i piaceri della vita.
Erano donne, quelle etrusche, dotate di una certa autonomia, di una pressoché totale indipendenza; possedevano addirittura un nome proprio col quale venivano riconosciute. Ma tra le cose sensazionali che apprendiamo soprattutto da oggetti e utensili di vita quotidiana, le donne etrusche sapevano leggere e, in molti casi, erano pilastri del mondo del commercio e del lavoro. Erano donne libere, indipendenti, benestanti, raffinate, che amavano farsi raffigurare in affreschi, dipinti, statue, sarcofagi (si pensi al famoso “Sarcofago degli sposi”), che amavano indossare i più sontuosi gioielli, i più raffinati ornamenti, che curavano con solerzia il proprio corpo, che amavano godersi la vita ricoprendo anche incarichi importanti a livello sociale. La donna presso gli etruschi era insomma una donna fuori dal comune (considerando le sue corrispondenti romane o greche) che non amava essere comandata o sottomessa a qualsiasi autorità (specie del padre o del marito).. si dilettava persino ad uscire da sola per andare a spettacoli o gare! Era una donna molto moderna, poco “domestica”, poco incline a rinchiudersi in casa a svolgere lavori “femminili”.
Abbiamo la certezza che fosse anche incline a partecipare a banchetti (cosa molto strana e inusuale in società contemporanee come quella greca o romana in cui la sola donna che partecipava ai banchetti era la meretrice e non la donna raffinata), e questo è ben visibile dai molti affreschi o dalle sculture a noi pervenute: gli sposi mangiavano insieme sulla klìne, il tipico letto da banchetto, condividendo tutto quello che accadeva nella vita quotidiana. Tra i tanti volti che gli etruschi amavano dipingere e raffigurare è quello della donna-madre, della donna come nutrice e allevatrice dei propri figli (cosa tra l’altro molto inusuale nel mondo greco-romano dove non si hanno reperti che ritraggano le donne nell’atto di allattare. La donna come kourotrophos, ovvero come nutrice dei figli, diviene così uno dei tratti fondamentali per capire a fondo la condizione e l’immagine etrusca della donna. Tutto ciò non deve però trarci in inganno: il fatto che le donne etrusche godessero di grande libertà, indipendenza ed autonomia, non deve farci concludere che tutto ruotasse intorno alla donna come centro indiscusso della società e della famiglia.
Le donne erano sì rispettate, prese in considerazione (soprattutto in decisioni importanti), ma questo non significa che la loro posizione era dominate o autoritaria: non era quindi, quella etrusca, una società matriarcale, la quale presupporrebbe che la donna prenda le redini della situazione sociale-politica e decisionale in famiglia con tratti quasi “totalitari” e “dispotici”, ma si configura sempre come una società in cui la presenza e l’azione dell’uomo è predominante e indiscussa. Libertà sì (persino in ambiti quasi preclusi in altre civiltà coeve), ma entro certi limiti.
Questa è la condizione che la donna viveva e sperimentava nella società etrusca: era una figura poliedrica che sapeva coniugare perfettamente ogni attività che le era possibile fare, dalla cura della casa e dei figli, ai lavori domestici, alla partecipazione a banchetti, feste, giochi e spettacoli, fino alla matura e consapevole presa di posizione in decisioni di capitale importanza.
Fonte dell’immagine
Una delle fonti di questo articolo è qui («Finestre sull’arte»)