Federico Musardo
pubblicato 8 anni fa in Altro \ Everyday tips

Psicogrammatica

un dattiloscritto inedito di Maria Montessori

Psicogrammatica

L’impegno congiunto di Clara Tornar e Grazia Honegger Fresco ha portato alla pubblicazione di Psicogrammatica, un dattiloscritto inedito di Maria Montessori. Conclusione ideale di una trilogia, accanto a Psicogeometria e Psicoaritmetica (entrambi stampati a Barcellona e risalenti al 1934), questa ricerca vuole avvicinare la psicologia infantile allo studio delle strutture grammaticali. Le tre ‘psicodiscipline’ vengono intese come uno strumento per lo sviluppo psichico del bambino. Questo è un passo fondamentale, perché l’insegnamento della grammatica si innesta non su un infante (infans, nel significato originario, latino, cioè colui che non parla), ma su un soggetto che già conosce il linguaggio. Le regole formali della lingua fungeranno allora da guida per un’esperienza sia sensoriale che motoria, intellettiva e pragmatica.
I tanti studiosi montessoriani hanno dovuto attendere quest’anno per il battesimo di Psicogrammatica, dopo una revisione giudiziosa delle carte manoscritte e la modernizzazione di alcune parole ormai desuete o lontane dalla pratica concreta e quotidiana dell’insegnamento. Non dimentichiamo, infatti, che Montessori difficilmente ignora la declinazione reale delle sue teorie. Non a caso, alle sue parole sono affiancate immagini di diversa natura, un ricco apparato iconico che aiuta il lettore a figurarsi un mondo vivo e pensante, quello dei bambini e degli insegnanti, in cui al pensiero segue l’azione della mano. Durante l’incontro per la presentazione del libro, organizzato dal dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di RomaTre, il linguista Francesco Sabatini ha sottolineato proprio l’importanza della manualità per una conoscenza anche linguistica del mondo che circonda l’alunno. Citando l’intervento di Scaramuzzo, il lettore di Psicogrammatica potrebbe e dovrebbe ‘ricrearsi attraverso le mani dei bambini’. Si pensi ai ‘materiali’ montessoriani, attraverso cui i bambini possono mettere in pratica le loro conoscenze, sperimentando, naturalmente e senza fatica, la ‘pensabilità degli oggetti dell’apprendimento’.
A dispetto del titolo, si tratta anzitutto di un libro sui bambini prima ancora che sulle norme della grammatica, un modo di insegnare ai primi che la seconda è una compagna più che un’avversaria.
Nel primo capitolo, la Montessori stessa esprime una delle grandi possibilità della lingua, cioè quella di comunicare con gli altri, di diffondere le proprie idee attraverso un sistema condiviso di simboli.
Nel suo De Vulgari Eloquentia, Dante, il padre della lingua italiana, reputò l’esistenza di diverse lingue una conseguenza di una punizione divina che condanna l’uomo all’incomunicabilità. È curioso che dalla torre di Babele, esattamente la medesima immagine di cui si servì Dante per rappresentare la suddetta confusione linguistica, Maria Montessori tragga conclusioni opposte, considerando la diversità come un principio da preservare con cura.

Come le più o meno coeve teorie sull’arbitrarietà del segno linguistico, la pedagogista associa a ognuna delle nove parti del discorso (interiezioni incluse) una forma geometrica con un determinato colore. Maria Montessori intuisce acutamente la ricorsività di alcuni elementi basilari della lingua e le quasi infinite possibili soluzioni. Un alfabeto alternativo a quello segnico che avvicina i bambini a una materia solitamente ostica come la grammatica, percepita spesso come un susseguirsi di regole da imparare a memoria. Conoscendo le parole e le rispettive forme, i bambini coltivano la loro naturale curiosità e saziano un’intrinseca ‘fame’ di conoscenza. La grammatica arriva tuttavia dopo, perché prima il bambino si apre al mondo mediante la parola.
«Scopo dell’educazione», scriveva la Montessori, «è nutrire la mente». Psicogrammatica potrebbe rappresentare un’esperienza di lettura ricca per insegnanti, bambini e per ogni lettore che abbia ancora voglia di imparare.