Culturificio
pubblicato 4 anni fa in Di parola in parola

Di parola in parola

una nota introduttiva di Emanuela Monti

Di parola in parola

Nel 2020 Di parola in parola traghetta sul Culturificio.

La rubrica, che ho ideato per la versione cartacea di Qui Libri nella fase in cui la rivista era affidata alla cura della prestigiosa casa editrice Moretti e Vitali di Enrico Moretti, con la direzione editoriale di Paolo Barbieri e Carla Stroppa, è stata inaugurata al principio del 2017 e ha ospitato numerosi scrittori italiani contemporanei di valore.

Nata in forma ibrida, a metà strada tra linguistica e letteratura, fondata sul principio della libera associazione di idee (da cui il titolo), è stata ispirata dall’amore per la “parola”, che, al di là del mio passato di lessicografa di lungo corso, ritengo sia condivisa da tutti gli scrittori.

Non per nulla come primo titolo avevo pensato e addirittura osato proporre Corpi tattili, richiamando il libro di Pessoa nel quale l’autore definisce appunto le parole “corpi tattili” e ne evidenzia la carica sensuale, il potere seduttivo. Il titolo fu non a torto bocciato dalla redazione; forse più di uno avrebbe supposto che Qui Libri avesse inaugurato una rubrica erotica, dovetti ammettere, e così misi da parte quel titolo focoso e ambiguo (non rinunciai però a citare nei primi numeri la felice espressione di Pessoa, perché mi pareva assai calzante, per chi la intendesse nel senso giusto) e ne scelsi uno più neutro, immediatamente comprensibile, ovvero Di parola in parola.

La locuzione “di parola in parola” mirava a sottolineare il principio dell’associazione di idee di natura culturale e la sorellanza tra linguistica e letteratura che aveva ispirato la rubrica alla nascita. Con il passare del tempo, per motivi di spazio, ho scelto di sacrificare gli approfondimenti di carattere linguistico e le associazioni di natura culturale per lasciare il posto esclusivo agli autori ospiti. Da quel momento in poi la rubrica è diventata di fatto esclusivamente letteraria, ma ha conservato lo spirito delle origini e io ho mantenuto la convinzione che gli scrittori siano innamorati delle parole e che ogni narratore ne abbia di predilette: quelle che più gli rassomigliano, quelle che meglio ne rappresentano lo stile, quelle che ne condensano il sentire e che ne definiscono la Weltanschauung.

Di parola in parola è rimasta incentrata su una parola particolarmente significativa o ricorrente o “chiave” all’interno di una singola opera o dell’opera omnia di un autore. Il lemma offre all’autore lo spunto per parlare della sua opera e il format è strutturato in tre sezioni, una dedicata al testo sulla parola scelta, l’altra a un estratto in cui occorra la parola in questione, l’altra ancora a una sintetica biografia dell’autore.

Quando ho invitato gli autori a partecipare, ho spiegato loro che possibilmente la parola “emblematica” doveva essere bella, ovvero armoniosa e suggestiva – per quanto fossi consapevole della soggettività del concetto – e che sarebbe stato auspicabile scegliere una parola di uso non troppo comune. Non tutti hanno rispettato questi criteri, privilegiando evidentemente la parola che, di volta in volta, meglio offriva l’occasione per illustrare l’opera. Tuttavia ognuno di loro lo ha fatto in modo brillante e originale, sfruttando il destro della parola scelta con l’abilità del narratore consumato.

Per questo, con Federico Musardo, che ringrazio per l’accoglienza sul Culturificio, e con Giuseppe Girimonti Greco, che mi è stato di ausilio con estrema generosità e competenza nella ricerca e nella selezione degli autori fin dagli esordi, abbiamo deciso di creare un archivio dei numeri usciti in passato, a cui si accederà tramite un link. Sarà possibile farlo molto presto, per gentile concessione di Enrico Moretti, e così i preziosi contributi degli autori che ho ospitato nella versione cartacea della rubrica continueranno ad avere la visibilità che meritano. I lettori potranno apprezzare i notevoli testi dei seguenti scrittori, in ordine di uscita: Ezio Sinigaglia, Domenico Dara, Giuliana Altamura, Licia Giaquinto, Michele Cocchi, Tiziana Rinaldi Castro, Filippo Tuena, Giuseppe Lupo, Alessandro Raveggi, Omar di Monopoli, Antonio Calabrò, Fabrizio Coscia, Giorgio Biferali, Luciano Funetta, Rossella Milone, Andrea Inglese, Michele Vaccari.

Con la consueta cadenza bimestrale, invece, appariranno sul Culturificio i nuovi numeri della rubrica e i testi di altri scrittori di valore.

Si ricomincia in bellezza, tra qualche giorno, con Claudio Morandini, che ha scelto la parola torpore.

di Emanuela Monti

Fonte dell’immagine


Emanuela Monti è nata a Montecatini Terme. Ha vissuto a Firenze e Milano ed è rientrata in Toscana di recente. Redattrice ed editor nell’ambito della saggistica e della scolastica, si è occupata in particolare di lessicografia, collaborando a importanti opere di consultazione per le principali case editrici. Ha pubblicato i romanzi Cronaca di un mancato Grand Tour (Giraldi, 2008), inserito nel prestigioso programma Autori, le strade della narrazione della web tv del Sole 24 ore, e I Segnati (Giraldi, 2013). È inoltre autrice di numerosi racconti, usciti su antologie, riviste e blog (Nazione Indiana, Bollettino ’900 ecc.). Con la silloge L’anima alla macchia ha vinto il Premio Città di Castello per la poesia nel 2018. La raccolta è stata pubblicata da Luoghi Interiori nel 2019. Nel 2022 è uscito il romanzo Memorie di un’avventuriera (Il ramo e la foglia), liberamente ispirato alla vita di Aphra Behn e incluso nella classifica di qualità de “L’indiscreto” di maggio dello stesso anno. Nel 2023 il suo testo Venni in un giorno d’inverno ha ricevuto il “Gran Premio della Giuria Ossi di seppia” per la poesia inedita.


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